Il Festival 2022 di Pensieri in Piazza è costruito intorno all’idea del “tradurre”, come operazione chiave che permette di “mettere in relazione” culture, mondi, ambienti, forme di vita tra loro differenti e immediatamente non comunicanti.

E’ a nostro avviso operazione fondamentale nel tempo in cui viviamo, caratterizzato dalla pluralità e dalla complessità, cioè da una molteplicità di relazioni che si sviluppano su molti piani possibili: senza continue operazioni di “traduzione” il nostro mondo appare incomprensibile e si diffondono allora atteggiamenti difensivi di chiusura, di esclusione, di rifiuto della pluralità e della complessità. In questa prospettiva la “traduzione” oggi è ben più che un’operazione linguistica, si configura come un atteggiamento culturale che conosce molte declinazioni possibili: dalla tradizionale capacità di avvicinare culture umane tra loro distanti e non comunicanti, a quella di mettere in relazione mondi umani e non-umani, ma comunque “viventi”, come quelli costituiti dall’”intelligenza biologica” che permette di realizzare reti di comunicazione tra i componenti vegetali e animali negli ecosistemi, o la capacità di problematizzare il rapporto con la cosiddetta “Intelligenza artificiale”. Così come la vita stessa, dal punto di vista delle scienze biologiche, è resa possibile da continue operazioni di “traduzione”. In tutti questi casi tradurre significa abbandonare ogni forma di etnocentrismo e/o di antropocentrismo per cercare di porsi da un punto di vista altro; “tradurre” comporta quindi l’adozione di strategie del riconoscimento reciproco, del rispetto, del decentramento. In questo senso “avvicinare mondi” non è soltanto un’operazione teorica, ma generatrice di nuovi atteggiamenti culturali, scelte e forme di vita: può essere il motore in grado di attivare trasformazioni, movimenti, passaggi, metamorfosi.

 

 

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