Parlerò dell'educativo. Non tanto l'educazione impensabile, come dice il titolo del mio libro, ma l'educativo come problematica generale e cruciale in questo tempo in cui le cinque categorie che da sempre, nella modernità e fino ad ora, hanno composto la visione dell'educazione, vengono messe alla prova dei fatti e delle attuali contingenze.
Quali sono questi cinque riferimenti irrinunciabili intorno a cui fin dai tempi dell'università noi avevamo in mente che l'educazione dovesse strutturarsi?
1°. io ti incontro. Il tempo dell'incontro, l'importanza dell'incontro, la concretezza dell'incontro, l'aderenza all'incontro, con qualcuno che ha una storia, che ha una provenienza, che ha un volto; e dunque l'incontrarsi come riferimento irrinunciabile dell'educazione.
2°. io ti accetto. L'accettarsi non è mai qualcosa di neutrale; è sempre legato ad una scelta complessa, non è mai facile. Che cosa vuole dire accettare qualcuno?
3°. io ti ascolto. L'accettazione viene prima dell'ascolto: se io non accetto un interlocutore neppure lo ascolto. Però poi c'è il tempo dell'ascolto che è il tempo del sentire.
4°. io mi accompagno con te. Io faccio un percorso insieme a te.
5°. io imparo da te.
Queste sono le cinque categorie che comunque compongono l'educativo, l'educativo in un senso neutro, in un senso generale. L'educazione sarà sempre qualche cosa che ha a che fare con l'incontrarsi, con l'accettarsi, con l'accompagnarsi, con l'ascoltarsi, con l'imparare qualche cosa l'uno dall'altro. Senza accettazione non c'è educazione.
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